Cinque punte ha una stella. E cinque dita ha il pugno che si stringe per denunciare un'ingiustizia, l’ira.
Anche loro sono cinque.
I cinque.
Però nel momento di doversi sedere sul banco degli imputati, accusati dal nemico, hanno deciso di essere una sola cosa: Cuba.



giovedì 20 marzo 2014

Lettera di Gerardo a Fernando



tratto da:
www.giannimina-latinoamerica.it



A pochi giorni dalla liberazione di Fernando González Llort, il secondo dei Cinque antiterroristi cubani vittime di ingiuste condanne negli Stati Uniti, Gerardo Hernández Nordelo, condannato a due ergastoli più 15 anni di prigione, scrive qualche riga di saluto e affetto al compagno di lotta (A.R.)


A ciascuno di noi Cinque tocca essere –ovviamente- il più o il meno “qualcosa” fra noi. Proprio come Ramón è il più alto, seguito da vicino da René, a Fernando è toccato essere quello di più bassa statura fisica, mentre a me è toccato strappare il secondo posto in questa categoria a Tony per un pelo (anche se parlare di pelo è un modo di dire). Quel “titolo” di Fernando gli è valso che, in parte per affetto ma anche per la radicata abitudine professionale di evitare i nomi, a volte, fra di noi, lo chiamassimo “il piccolo”.
Quanto detto qui sopra potrebbe sembrare inconsistente, e perfino un po’ frivolo, ma in questi giorni di gioia e di ansia, quando mancano solo poche ore alla sua libertà (e speriamo anche al suo ritorno) mentre ricordo tanti esempi di grandezza offerti da questo nostro fratello, mi sono reso conto dell’ironia racchiusa nel definire “piccolo” questo gigante.


Quando ci hanno arrestato, Fernando aveva ragioni extra per essere angosciato, addolorato, frustrato … In termini di base-ball che lui tanto ama: lui lanciava anche giochi completi, ma la sua missione a Miami quella volta era di una breve sostituzione. Doveva tornare a Cuba presto. Le sue nozze erano quasi pronte. La sposa, questa Rosa guerriera che ha sacrificato per lui tutto nella vita, è rimasta quasi con l’abito addosso. Anche così, dal gigante non abbiamo mai sentito un lamento.
Ero presente quando l’avvocato del processo, Joaquín Ménedz, gli ha detto con assoluta coerenza professionale che, data la minore gravità delle accuse che gli venivano imputate, qualsiasi difensore che si rispetti, come strategia difensiva, opterebbe per separarlo dagli altri. La risposta di Fernando, come quella di René davanti a un simile consiglio, è stata decisa e inequivocabile. Quindici anni e mezzo dopo, Fernando, come René, uscirà di prigione con la fronte alta. Anche a lui non hanno regalato niente. La sua sentenza è stata la più pesante possibile, e il tempo scontato per buona condotta se lo è guadagnato e glielo dovevano dare per legge.
Noi che lo amiamo e ammiriamo, oggi siamo felici. Convinti che la nostra lotta si rafforza con un altro portabandiera, gli vogliamo fare arrivare un forte abbraccio e gli diciamo:
Auguri, gigante!
Grazie per il tuo esempio!

Gerardo Hernández Nordelo

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